Scatta domani, 28 maggio, l’ORA X: come annunciato, Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno formalmente la Palestina come Stato.

Ricordiamo che questo processo era iniziato nel 1988, e da allora 143 Nazioni su 193 hanno sostenuto la proclamazione dell’allora leader dell’Olp, Yasser Arafat.  

Non si tratta di un atto a favore di Hamas o contro la popolazione ebraica, ha detto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, ma di un tentativo per favorire i processi di pace.

Dal canto suo Anniken Huiftfeldt, ministro degli esteri norvegese (nella foto), ha lasciato intendere che questa una mossa è motivata, almeno in parte, dalle politiche di Netanyahu nel conflitto di Gaza. Tutti i principali leader dei tre Stati coinvolti concordano nel ritenere questa iniziativa come un passo necessario per rafforzare gli sforzi negoziali per una risoluzione del conflitto attraverso una soluzione a due Stati. 

Veemente ovviamente la reazione di Netanyahu, secondo il quale questa iniziativa sarebbe di ftto un premio per gli attacchi terroristici del 7 ottobre. Tanto che il ministro degli esteri israeliano ha richiamato gli ambasciatori israeliani in Spagna, Norvegia e Irlanda per consultazioni, annunciando di voler fermare le operazioni di assistenza del consolato spagnolo ai cittadini palestinesi.

Con Spagna, Norvegia e Irlanda sono attualmente 147 gli Stati che riconoscono la Palestina. Si tratta di un numero molto elevato, più dei due terzi dei membri delle Nazioni Unite.

«Gli ultimi tre riconoscimenti in ordine di tempo – osserva Renato d’Andria, presidente della Fondazione Salvemini – potranno produrre consistenti effetti positivi sulle relazioni geopolitiche europee, perché il significato dell’iniziativa, oltre ad assumere un valore profondamente simbolico, potrebbe costituire una nuova, ulteriore “arma” di pressione dell’Europa per arrivare all’auspicato cessate il fuoco».

«Il nuovo impulso, la credibilità che i tre riconoscimenti offrono alle istituzioni palestinesi, a danno della legittimazione interna di Hamas – conclude d’Andria – sono altri risultati, che quindi non vanno a “premiare” gli attacchi del 7 ottobre, come sostenuto da Israele, ma potrebbero creare le condizioni per superare il tragico conflitto in atto».

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