Il Senato ha approvato ieri i primi due articoli del DDL Premierato nel corso di una seduta convulsa, segnata da reciproche accuse tra alcuni parlamentari.

Il primo articolo del Premierato elettivo abroga il potere del Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita. Il secondo porta da quattro a sei il numero degli scrutini con cui il Presidente della Repubblica può essere eletto a maggioranza qualificata (i due terzi dell’assemblea).

E proprio una dei senatori a vita, la senatrice Elena Cattaneo, nel corso della seduta, ha presentato un emendamento all’articolo 1 col quale si sarebbe mantenuta la possibilità di nominare i senatori a vita, togliendo però loro la prerogativa di votare la fiducia. La nostra missione – ha spiegato la senatrice – è innanzitutto quella di offrire alla comunità politica e ai cittadini la propria parola, intesa come spazio e opportunità di conoscenza e ragionamento».  «Per una volta che abbiamo l’onore di ascoltarla – ha replicato ironico il presidente Ignazio La Russa – prego, le concedo tempo doppio».

Sono tremila gli emendamenti presentati sugli otto complessivi articoli del ddl Premierato, 147 quelli che erano stati presentati sul primo articolo, varato ieri, mentre la maggioranza conferma che intende arrivare all’approvazione definitiva del testo entro la data prefissata del 18 giugno.

L’articolo 2, anch’esso varato dal Senato, era stato introdotto in commissione. Stabilisce che il quorum dei due terzi per l’elezione del Presidente della Repubblica scenda alla maggioranza assoluta non più dal quarto scrutinio, ma dal settimo. A favore di questo articolo, che è stato votato per alzata di mano, ha votato anche Italia Viva, dato che il provvedimento ha avuto origine proprio da un emendamento presentato dal partito di Matteo Renzi.  

«Si tratta – osserva il presidente della Fondazione Salvemini Renato d’Andria – di una riforma che va nel segno della semplificazione, come tale va apprezzata e sostenuta. Ricordo tuttavia che la presenza di senatori a vita come Eugenio Montale, Giuseppe Saragat, Pietro Nenni, Rita Levi Montalcini, Claudio Abbado, Carlo Bo ed altre personalità, per decenni ha dato lustro all’Aula di Palazzo Madama. La loro esperienza non dovrà dunque essere dimenticata, ma piuttosto esaltata anche in futuro».

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