All’indomani del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla riforma della Giustizia, con la separazione delle carriere fra magistrati inquirenti e giudicanti fra i suoi punti centrali, sono scattate le prime reazioni importanti.

Non si è fatta attendere quella dell’Associazione Nazionale Magistrati, il cui presidente Giuseppe Santalucia ha già convocato “in via d’urgenza” la Giunta esecutiva centrale proprio per discutere della riforma. All’ordine del giorno dovrebbe esserci «l’approvazione del Consiglio dei ministri del disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e per l’istituzione della Corte disciplinare. Valutazioni e iniziative».

«Ci riuniremo a breve – ha confermato Santalucia – e l’organo deliberante dell’Anm deciderà come rispondere. Finora abbiamo solo letto i giornali e ascoltato le parole del ministro qualche settimana fa, dobbiamo aspettare di leggere bene il testo per dare una completa valutazione». Il presidente ANM aveva già dichiarato che la riforma costituzionale della giustizia «è un errore, un forte passo indietro rispetto all’effettiva autonomia e indipendenza della magistratura». 

Francesco Greco

Di segno opposto la posizione dell’Avvocatura. «La separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri – dichiara il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco – costituisce un importante passo avanti verso il giusto processo, previsto dall’art. 111 della Costituzione, perché assicura equidistanza tra accusa e difesa nei confronti del giudice. Inevitabile, dunque, è la previsione dell’istituzione di un Consiglio superiore per la magistratura giudicante e uno per quella requirente, perché mantenere un unico organo di autogoverno finirebbe, nel concreto, per vanificare la separazione delle due carriere. Questi passaggi, che concretizzano il principio costituzionale dell’uguaglianza tra accusa e difesa, contribuiranno a rendere chiara la terzietà del giudice e, dunque, a rafforzare la fiducia nel sistema giudiziario».

«Con la separazione delle carriere – ha concluso Greco – si passa da una “cultura della giurisdizione” ristretta ai magistrati, ad una “cultura della legalità” comune tra tutte le parti del processo, anche al difensore, e di conseguenza di maggior tutela per i cittadini».

Cauta ma tutto sommato ottimista anche una parte dell’opposizione al Governo, in testa proprio il deputato di Azione Enrico Costa che più di tutti si è battuto, in questa e nella precedente legislatura, per affermare i diritti del cittadino di fronte alla macchina giudiziaria: «Valuteremo con attenzione il testo del governo. Se sarà in linea la nostra proposta voteremo a favore. Se fosse annacquato o indebolito, proveremo a correggerlo». «Ci sono due paletti non aggirabili per una seria separazione delle carriere: concorsi separati per giudici e pm, due Csm (non due sezioni di un unico Csm). Senza questi punti essenziali – conclude Costa – non è una vera separazione delle carriere».

Il fronte garantista, insomma, vuole prima vedere le carte: «Da quando questo governo si è insediato – avverte Raffaella Paita di Italia Viva – abbiamo assistito a tanti annunci e zero fatti, col ministro Nordio ostaggio di una maggioranza dalle idee confuse e spesso giustizialiste. Speriamo dunque di non trovarci nuovamente di fronte all’ennesimo proclama cui poi non seguono i fatti».

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