Alta Corte di Giustizia – Non cambia nulla?

Lo ha fatto comprendere molto bene intervenendo alla 7 nel programma di Tiziana Panella: la magistratura non ha nulla da temere, se pure dovesse andare in porto la riforma annunciata da Nordio. Stiamo parlando dell’autorevole Sabino Cassese, fra i massimi giuristi italiani. Con un sorriso sulle labbra, alla sua maniera, Cassese ha praticamente “svelato” qual è il “trucco” che si cela dietro a questa riforma.

Il punto centrale è infatti la composizione dell’Alta Corte di Giustizia ipotizzata dalla riforma per i provvedimenti disciplinari, che verrebbero così sottratti alla sezione specializzata del CSM per passare alla competenza del nuovo organismo. Benché il passaggio sulla composizione di questa Alta Corte sia trapelato – di sfuggita – dalle parole di Alfredo Mantovano, pochi hanno fatto caso a quella che sarà poi la sua effettiva natura.

L’Alta Corte sarà composta da 15 giudici, di cui tre nominati dal capo dello Stato tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati con vent’anni di esercizio; tre, con gli stessi requisiti, estratti a sorte da un elenco stilato dal Parlamento; infine, dulcis in fundo, nove magistrati, di cui sei giudici e tre pubblici ministeri estratti a sorte tra quelli che hanno almeno vent’anni di funzione giudiziaria.

Insomma, anche la nuova “Alta Corte” vedrà una netta prevalenza numerica di magistrati sui laici (9 contro 6), esattamente come accade oggi nel Consiglio Superiore della Magistratura. Chi potrebbe credere che i 6 componenti laici possano prevalere sui 9 magistrati? Ovviamente nessuno. Quindi questa riforma rischia di non dare alcun potere effettivo ai membri laici, anche se fossero le massime autorità giuridiche ed accademiche del mondo.

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