Ha fatto discutere l’intesa dei giorni scorsi tra Schulz e Macron al Castello di Besenberg, sede del governo tedesco, sul possibile uso in suolo russo delle armi inviate dall’Occidente per la difesa ucraina. Un “patto” che ha visto però una certa freddezza del cancelliere Olaf Scholz, favorevole ad un rinnovato asse franco-tedesco, ma giustamente preoccupato per gli esiti dell’escalation mondiale.

L’incontro è avvenuto in un clima assai delicato per questa vigilia del voto europeo in Germania, che sta vivendo una serie di attriti interni alla maggioranza di Scholz tesi a favorire l’opposizione cristiano-democratica. Il Paese, nonostante una crescita economica assai limitata, produce pur sempre un quarto del Pil dell’Ue e sarà anche quello che manderà a Strasburgo e Bruxelles il maggior numero dei 705 eurodeputati, per l’esattezza 96.

Preoccupazioni dal fronte liberal democratico arrivano anche dalla crescita dei consensi verso il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (Afd): dopo l’11% ottenuto alle precedenti elezioni europee del 2019 e alle politiche del 2021, i sondaggi di grandi istituti demoscopici le attribuiscono fra un 23% rilevato nell’estate scorsa e un 15% dell’ultimo mese. Una flessione collegata anche alla recente, improvvida uscita del capolista Afd, Maximilian Krah, che relativizzava le responsabilità delle SS. La dichiarazione ha poi provocato l’espulsione dell’Afd dal gruppo europeo dei sovranisti ‘Identità e democrazia’. 


Incertezze anche per la CDU, il partito cristiano-democratico principale forza di opposizione appoggiato dalla presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, candidata numero uno dell’intero Partito popolare europeo (Ppe), che punta a un bis alla guida dell’esecutivo Ue.

Discrete le prospettive nei sondaggi per i Liberali (Fdp, 4%), che scommettono sulla filo-Ucraina Marie-Agnes Strack-Zimmermann, riferimento dell’Alde (Alleanza dei Liberali e dei Democratici europei).

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