Ciò che sta accanendo in Tunisia probabilmente non è un caso. La notizia è di questa mattina: con otto ordinanze di custodia cautelare, la magistratura tunisina ha bloccato altrettanti soggetti da tempo dediti alla tratta di esseri umani sulle rotte del Mediterraneo per raggiungere l’Occidente. Una tratta che già troppe volte ha trasformato quel mare in un cimitero.

Si tratta di operazioni decisamente non frequenti in Tunisia, che quindi potrebbero indicare almeno l’inizio di quella autentica svolta in grado di restituire effettive forme di democrazia al Paese. Ricordiamo che la Tunisia, paradiso per i vacanzieri, è anche uno del territori più poveri del mondo (15% in aumento) e resta una delle principali stazioni di approdo per i disperati che da ogni parte del continente africano cercano di raggiungere l’Italia e l’Europa.

Un altro buon segnale in tal senso era arrivato pochi giorni fa, quando il ministro tunisino della Difesa Imed Memmich, nel corso di una celebrazione ufficiale, ha dichiarato che «il Piano Mattei getta le basi di un nuovo modello di partenariato tra l’Italia e i Paesi del continente africano, compresa la Tunisia, basato su una collaborazione tra eguali, promuovendo uno sviluppo integrato e multisettoriale durevole per il bene comune e a vantaggio di entrambe le parti».

«Sono orgoglioso – ha aggiunto Memmich – del fatto che la Tunisia sia stata scelta come Paese prioritario per la realizzazione del Piano Mattei che consentirà alla Tunisia di beneficiare dei meccanismi di finanziamento».

La rete di trafficanti è stata smantellata La Guardia nazionale tunisina ha tratto in arresto a Jebeniana, nella regione di Sfax. Ne facevano parte tre uomini e cinque donne. Secondo quanto reso noto in un comunicato della Guardia Nazionale, i membri di questa rete hanno anche aiutato i migranti irregolari ad ottenere la residenza illegale nelle delegazioni di El Amra e Jebeniana nel governatorato di Sfax.  

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