Tutti i media aprono oggi con la denuncia della premier Giorgia Meloni sulle connection in atto fra molte sigle che gestiscono migranti in Italia e la malavita organizzata. Il primo ministro lo ha fatto in maniera diretta, come sua consuetudine, sia presentando dettagliati esposti in Procura, sia recandosi direttamente dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.

Va detto che il fenomeno è tutt’altro che nuovo, soprattutto in quella Campania che anche dai numeri attuali risulta essere epicentro dei traffici malavitosi.

Fin dalla fine degli anni ’90 l’area di Castelvolturno, in provincia di Caserta, era popolata da giovani donne nigeriane portate in Italia con il miraggio di un lavoro e invece, arrivate qui, ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. Tanto è vero che sono ancora molto attive, in zona, le associazioni che fin da allora si battono per sottrarre le immigrate a questa pratica.

In quei lontani anni le Procure avevano aperto fascicoli per stroncare il fenomeno criminale, poi per molti anni non se ne è parlato più, ma tutti sapevano che questa tratta esisteva e proliferava.

Oggi il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, in risposta alla premier Meloni, dichiara: «Lo sappiamo, siamo sul pezzo». Bene. Ma resta da domandarsi perché questi traffici gestiti dalla camorra siano andati avanti finora, tanto da indurre il governo a scendere in campo.

Alcune “novità” che si colgono dalla denunzia della Meloni riguardano i «dati allarmanti dell’applicazione delle norme». In particolare in alcune Regioni, «su tutte la Campania, registriamo un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari durante il click day totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese».

Vero è che al click day del decreto flussi 2022 il maggior numero di istanze arrivò dalla Campania: ben 109.716, cinque volte tanto quelle di Lazio e Veneto.

Ci aspettiamo ora che le Procure dei territori coinvolti diano il giusto seguito alle denunce, cominciando a contrastare gli abusi di una tratta che va avanti da trent’anni e passa.

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