L’Italia è un Paese in cui, soprattutto per la fatiscenza del comparto idrico, viene captata soltanto l’11% dell’acqua piovana, quasi il 50% viene disperso a causa di reti vecchie e inefficienti, e solo il 18,4% della superficie nazionale è mappato dall’Ispra nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. 

Sono numeri da brividi, quelli che gli esperti forniscono per celebrare, oggi, la Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita – lo ricordiamo – istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1972 per valorizzare l’adozione, in quello stesso anno, della Dichiarazione di Stoccolma che definì i 26 principi sui diritti e le responsabilità dell’uomo in relazione all’ambiente.

«Bisogna partire da qui, da questi numeri – osserva il presidente della Fondazione Salvemini Renato d’Andria – se si intende affrontare seriamente la questione dei cambiamenti climatici, che troppo spesso è diventata oggetto di strumentalizzazione e contesa politica, mentre resta un tema fondamentale su cui investire. Mi riferisco – aggiunge – alle risorse del PNRR, che dovranno risultare strategiche per la prevenzione di frane ed alluvioni e per l’ammodernamento delle infrastrutture idriche. Altrimenti non ne usciremo».

 Di sicuro c’è che la siccità sta colpendo da mesi diverse regioni del Sud. Dall’altra parte le drammatiche alluvioni del Centro Nord, che in questi giorni hanno provocato vittime e ingenti danni a campi, infrastrutture e centri abitati. Vediamo insomma due facce di una stessa medaglia, due facce di un’emergenza che i governi succedutisi in Italia non hanno ancora concretamente affrontato fino in fondo.

Per invertire il corso di quello che Papa Francesco ha definito, nell’Enciclica Laudato Sì, «il grande deterioramento della nostra Casa Comune», parte anche il 5 giugno di quest’anno, come ogni anno, la campagna “Fai bella l’Italia” realizzata dalla Fai-Cisl per la Cura dell’Ambiente.  Lo slogan “Our land. Our future. We are #GenerationRestoration”, prescelto per la ricorrenza 2024, ci ricorda quanto sia urgente darsi da fare per ripristinare il territorio, per accrescere la resilienza alla siccità e per contrastare la desertificazione.

«Quest’anno – spiegano gli organizzatori – gli eventi svolti su tutto il territorio nazionale saranno circa 30. In ogni regione saremo presenti per dare voce a un impegno civile e sociale che vede coinvolte istituzioni locali e regionali, scuole, famiglie, reti di associazioni. E ovviamente, laddove condiviso con le autorità locali, pianteremo anche alberi, in omaggio al lavoro forestale e a una battaglia fondamentale per la transizione ecologica, quella che gli scienziati individuano come “Carbon sink”, ossia la formazione di serbatoi di carbonio attraverso il verde che assorbe anidride carbonica e contribuisce a ridurre la Co2 e il riscaldamento climatico».

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