Sembra proprio che i giochi siano ormai fatti. Alla vigilia del vertice dei leader europei che si terrà domani e dopodomani a Bruxelles, vi sarebbe già l’intesa sulle cariche “pesanti”. Ursula von der Leyen (Ppe) avrebbe un secondo mandato come presidente della Commissione europea, l’ex primo ministro portoghese António Costa (Pse) dovrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio europeo mentre la premier estone Kaja Kallas (Alde) sarà l’Alta rappresentante dell’Unione europea. Sempre che i “franchi tiratori”, perennemente all’opera nel Parlamento europeo, lo consentano. Non è detto che tutto fili liscio, insomma, anche perché i malumori crescono fra i partiti conservatori che, forti del grande successo riportato alle ultime elezioni, chiedono con forza di contare di più. Lo stesso Antonio Tajani (Ppe) ha invitato le parti a tenere nel dovuto conto i conservatori.

L’accordo arriva prima del vertice dei leader europei che si terrà domani e venerdì a Bruxelles, per decidere chi guiderà le istituzioni dell’Unione europea per i prossimi cinque anni. Per essere nominata, von der Leyen ha bisogno del sostegno di una maggioranza qualificata rafforzata dei leader dell’Ue, che rappresenti almeno 20 Paesi e il 65% della popolazione dell’Unione europea.

«Un’Europa sorda, cieca, tracotante – tuona il giornalista Nicola Porro – che non ha imparato niente dagli errori del passato e che si ostina a farsi beffe della volontà popolare. Molti sconfitti al tavolo dei vincitori, con nomi bocciati dagli europei ma riproposti come se nulla fosse accaduto».

«Arroganza e prepotenza – rincara la dose – la solita accozzaglia che se ne infischia delle scelte degli elettori, scavando un fossato sempre più grande tra il popolo e i suoi rappresentanti. La maggioranza uscente ha fatto il possibile per mantenere le poltrone e la fumata è stata bianca, grazie al lavoro incessante dei sei negoziatori, un gruppetto composto anche da sconfitti eccellenti: il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il primo ministro polacco Donald Tusk per il Partito popolare europeo, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per i socialisti, e il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro olandese Mark Rutte per i liberali. Basti pensare al capo dell’Eliseo, ormai mollato da tutti a Parigi eppure capace di mantenere la targhetta nei gangli del potere Ue».

Sull’intesa definita da Porro «da manuale Cencelli», basata su una maggioranza Ursula-bis, si è espresso anche il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, che ieri ha partecipato a Lussemburgo ai lavori del Consiglio Affari generali, l’ultimo della presidenza belga del Consiglio dell’Unione europea. «Il prossimo vertice dei capi di Stato e di governo sarà un’occasione molto importante per discutere dei nuovi assetti istituzionali dell’Unione europea e l’Italia intende esercitare in questa discussione un ruolo di primo piano, adeguato al suo status di Paese fondatore», ha affermato.

Quale sarà questo ruolo, viste le carte sul tappeto, sarà difficile immaginarlo. Sempre che non vi siano capovolgimenti dell’ultimo momento all’interno delle forze che sostengono la Von del Leyen. Staremo a vedere.

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